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Pollo alle mandorle: origini e storia di un piatto iconico

Il pollo alle mandorle è un piatto che c’è stato quasi sempre, nel menu. E quasi sempre era la scelta sicura.

Il ristorante cinese, le lanterne rosse all’ingresso, i menu plastificati con le foto dei piatti. E poi quel vassoio che arrivava al centro del tavolo: bocconi di pollo dorato, mandorle tostate in superficie, una salsa lucida che prometteva qualcosa di diverso dal solito. Non troppo esotico da spaventare, non troppo familiare da annoiare. Era la scelta giusta, quella che andava bene per tutti.

Si mangiava così: qualcuno con le bacchette, qualcun altro con la forchetta, senza che nessuno si sentisse fuori posto. Il pollo era morbido, la salsa avvolgente, le mandorle spezzavano la monotonia con un colpo secco sotto i denti. Accanto, quasi sempre, una ciotola di riso bianco pronta a raccogliere tutto.

Col tempo, il pollo alle mandorle è diventato un classico anche in Italia. Uno di quei piatti che tutti riconoscono, anche se pochi sanno davvero da dove arrivi. E la sua storia, in realtà, è più interessante del previsto.

Un piatto di casa che arriva da lontano

Per molti italiani, il pollo alle mandorle è diventato quasi un piatto “di casa”.
Non perché faccia parte della tradizione italiana, ma perché per anni è stato uno dei primi contatti con una cucina diversa, percepita come esotica ma accessibile.

Era il piatto che non intimidiva: lo ordinavi facile e lo capivi al primo assaggio.
Il piatto delle occasioni: la cena del sabato con gli amici, il compleanno fuori, la domenica in famiglia quando nessuno aveva voglia di cucinare ma si voleva comunque cambiare.

In questo senso ha svolto un ruolo preciso: ha costruito un ponte tra gusti diversi, abitudini diverse, culture diverse. Senza effetti speciali, ma con un equilibrio semplice e rassicurante.

La vera storia del pollo alle mandorle: tra Chinatown e l’Occidente

Contrariamente a quanto si pensa spesso, il pollo alle mandorle non nasce come piatto tradizionale della cucina cinese anche se nella gastronomia cinese il pollo è ampiamente utilizzato e la frutta secca compare in diverse preparazioni.

Nelle cucine cinesi tradizionali, infatti, il pollo viene spesso saltato rapidamente con verdure, aromi e salse leggere. Le preparazioni con frutta secca non prevedono di solito una salsa densa e avvolgente come quella tipica dei menu occidentali.

La versione del pollo alle mandorle che conosciamo si diffonde soprattutto nella ristorazione della “diaspora cinese”, in particolare negli Stati Uniti. Qui, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, molti ristoratori di origine cantonese iniziano ad adattare alcune ricette ai gusti del pubblico occidentale, rendendole più immediatamente comprensibili e riconoscibili.

Le mandorle diventano un ingrediente perfetto: familiari, croccanti, capaci di aggiungere carattere senza stravolgere l’insieme.
Il pollo, disossato e tagliato in bocconi regolari, rende il piatto più semplice da mangiare e più adatto alla condivisione.

Da qui il viaggio continua: dagli Stati Uniti all’Europa.
Alla fine degli anni Settanta, e poi con forza negli anni Ottanta, i ristoranti cinesi iniziano a moltiplicarsi nelle città italiane. Non sono più una curiosità, ma un’alternativa concreta alla trattoria e alla pizzeria.

Il pollo alle mandorle arriva già testato, già apprezzato, non come piatto “tradizionale”, ma come piatto che funziona. Ed è proprio questo che lo rende duraturo.

Perché ha conquistato l’Italia

Quando il pollo alle mandorle entra nei ristoranti cinesi italiani, trova un terreno favorevole.
C’è l’equilibrio dei sapori: dolce e salato, morbido e croccante.
C’è la semplicità della preparazione, che non richiede di confrontarsi con ingredienti o consistenze sconosciute.
E c’è il pollo, una carne trasversale, già centrale nella cucina italiana, percepita come leggera e adatta a tutti.

A differenza di altri piatti ritenuti più “forti” o speziati, il pollo alle mandorle propone una combinazione immediata e leggibile: carne bianca, frutta secca, salsa dolce-salata.
Un profilo gustativo più vicino alle abitudini europee che alla cucina cinese tradizionale.

Accanto a piatti come il riso alla cantonese o gli involtini primavera, il pollo alle mandorle diventa il “secondo sicuro”.

E poi c’era il prezzo: porzioni abbondanti, costi contenuti.
In un’epoca in cui mangiare fuori era ancora un piccolo evento, rappresentava un equilibrio perfetto tra soddisfazione e accessibilità.

Come si prepara e perché viene voglia di mangiarlo

Il fascino del pollo alle mandorle sta anche nella sua preparazione, semplice e diretta.
Il pollo viene tagliato a bocconi, spesso infarinato leggermente o passato in una marinatura veloce, poi cotto rapidamente in padella o nel wok.

La salsa si forma in cottura, lucida e avvolgente, bilanciando sapidità e dolcezza.
Le mandorle, quasi sempre tostate a parte, vengono aggiunte alla fine, a fuoco spento, per restare croccanti.

Uno degli elementi che più distingue il pollo alle mandorle “occidentale” dalle preparazioni cinesi originali è proprio la salsa: più densa, leggermente dolce, pensata per legare il piatto e renderlo immediatamente riconoscibile.

È un piatto che gioca sui contrasti: il morso tenero del pollo, il colpo secco delle mandorle, la salsa che unisce tutto. Si serve caldo, in un piatto da portata, al centro della tavola. Si mangia con le bacchette o con la forchetta, senza regole rigide.
E poi c’è quel momento finale: quando la salsa resta sul fondo e il riso la raccoglie, boccone dopo boccone.

Un piatto versatile che racconta un incontro

Il pollo alle mandorle non è un piatto tradizionale nel senso più stretto del termine ma è autentico nella sua storia.

Racconta l’incontro tra culture diverse, l’adattamento dei gusti, la capacità della cucina di evolversi senza perdere identità.
E continua a farlo ancora oggi, anche nelle sue varianti: con verdure croccanti come peperoni o zucchine, con anacardi al posto delle mandorle, con una salsa più leggera o meno dolce.

Nella cucina di casa viene spesso reinventato come ripieno per piadine o panini morbidi, in bowl con riso e verdure, oppure recuperato il giorno dopo come secondo veloce.

È per questo che continua a essere amato: non solo per nostalgia, ma perché funziona ancora.
Più che una ricetta, è una storia condivisa. E forse, proprio per questo, ci appartiene davvero.

Ricetta del pollo alle mandorle

Ingredienti (per 4 persone)

  • 500 g di petto o bocconcini di pollo
  • 70 g di mandorle pelate
  • 3 cucchiai di salsa di soia
  • 1 cucchiaio di zucchero
  • 1 cucchiaio di amido di mais
  • 1 bicchiere di acqua
  • Olio di semi q.b.

Procedimento

  1. Tagliare il pollo a bocconi regolari e tamponarlo con carta da cucina (aiuta a rosolare meglio).
  2. Tostare le mandorle in padella a secco per 2–3 minuti, poi tenerle da parte.
  3. Scaldare poco olio in padella o nel wok e rosolare il pollo a fuoco vivo.
  4. A parte sciogliere l’amido nell’acqua, unire salsa di soia e zucchero.
  5. Versare la salsa sul pollo e lasciare addensare mescolando.
  6. Aggiungere le mandorle tostate solo alla fine, a fuoco spento.

Tempo di preparazione: circa 25 minuti.
Servire caldo, accompagnato da riso bianco.

 

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Origine dei dati:

Commissione Europea. (2012). Regolamento (UE) n. 432/2012 della Commissione del 16 maggio 2012 relativo alla compilazione di un elenco di indicazioni sulla salute consentite sui prodotti alimentari, diverse da quelle facenti riferimento alla riduzione dei rischi di malattia e allo sviluppo e alla salute dei bambini. Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, L 136. Recuperato da https://eur-lex.europa.eu

CREA. Tabelle di composizione degli alimenti, Aggiornamento 2019- Website a cura di L. Marletta e E. Camilli (AlimentiNUTrizione – Tabelle Composizione Alimenti)

CREACentro di ricerca Alimenti e Nutrizione. (2018). Linee guida per una sana alimentazione (Revisione 2018).

Informazioni comparative:

La media dei grassi è calcolata sulla somma dei prodotti che rappresentano il 70% delle vendite a valore del mercato degli snack panati (Fonte: Nielsen, AT Ottobre 2024; Perimetro: Iper + Super + Libero Servizio). Il valore di riferimento della media del mercato è stato ottenuto considerando tutti i prodotti appartenenti al mercato degli snack panati, che costituiscono il 70% dello stesso e comprendono i seguenti marchi:

  • AIA [bocconcini di pollo (2), nuggets (2), spinacine party];
  • AMADORI [birbe classiche (2), birbe pops (2), birbe rings, birbe spinaci, birbe speck & emmental];
  • FILENI [nuggets, crocchette (2), pepitos];
  • MARTINI [bastoncini (2), bocconcini (2), crocchette, crocchette con formaggio (3), aquiloni, ricci] ;
  • DEL CAMPO [cricche, bocconcini].
 

Informazioni comparative:

La media dei grassi è calcolata sulla somma dei prodotti che rappresentano il 70% delle vendite a valore del mercato delle cotolette con spinaci (Fonte: Nielsen, AT Ottobre 2024; Perimetro: Iper + Super + Libero Servizio). Il valore di riferimento della media del mercato è stato ottenuto considerando tutti i prodotti appartenenti al mercato delle cotolette con spinaci, che costituiscono il 70% dello stesso e comprendono i seguenti marchi:

  • AIA [spinacine le originali (2), spinacine grancroccanti, spinacine mozzarella];
  • AMADORI [ortaiola (3)];
  • FILENI [cotolette con spinaci];
  • MARTINI [cotolette con spinaci (2)];
  • DEL CAMPO [spinacette (2)].
 

Informazioni comparative:

50% di grassi in meno rispetto alla media del mercato cotolette classiche. La media dei grassi è calcolata sulla somma dei prodotti che rappresentano il 70% delle vendite a valore del mercato delle cotolette classiche (Fonte: Nielsen, AT Ottobre 2024; Perimetro: Iper + Super + Libero Servizio). Il valore di riferimento della media del mercato è stato ottenuto considerando tutti i prodotti appartenenti al mercato delle cotolette classiche, che costituiscono il 70% dello stesso e comprendono i seguenti marchi: 

  • AIA [viennese, milanese, sottilissime (2), bigger, cotolette classiche (2), filetti];
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  • FILENI [cotolette classiche, cotosnella, suprema, filetti panati];
  • MARTINI [cotolette classiche (3)];
  • DEL CAMPO [cotolette classiche].

We pay attention to detail.

In Cingoli and Castelplanio, in the Marche region, are located the Fileni plants - IFS, UNI EN ISO 9001:2015 and UNI EN ISO 14001:2015 certified - where product processing takes place. Every day, in compliance with legal standards, structures and machinery are inspected and sanitised to ensure they are always efficient. In addition, the processing of products from the organic supply chain takes place on days and at times strictly established to avoid any kind of contamination.

Ci impegniamo per assicurarti il massimo.

You can trust the quality of our organic products because we thoroughly check them before they leave the farm. We monitor and test every step of the organic supply chain. We even check the soil on which we grow our feed for traces of pesticides and other impermissible substances. We do this to ensure the best quality and because it is what we believe in.

Growing in the green.

Fileni's organic farms are surrounded by greenery. To prevent them from abruptly breaking up the natural landscape around them, we have surrounded the sheds with plants and trees, among which the animals are free to roam, choosing when to live outdoors and when to shelter from the sun or the weather inside the structures.

These are equipped with the latest technology, so that they can reduce dust and odours without affecting the everyday life of the neighbouring population. In many cases, they are also able to produce electricity in a clean and efficient manner thanks to the use of photovoltaic panels.

Dal campo alla mangiatoia. 

Wheat, maize, soya, field beans and protein peas are the raw materials that make up the organic feed produced in our feed mill in Jesi, in the province of Ancona. A mix of legumes and cereals, organically grown, form the basis of a healthy, balanced diet for all chickens and turkeys in our organic supply chain.

But our commitment to agriculture goes further, in the belief that every virtuous action pays off. This is why we are participating on an experimental basis - as co-founders - in the ARCA project (Agricoltura per la Rigenerazione Controllata dell'Ambiente - Agriculture for the Controlled Regeneration of the Environment), conceived by Bruno Garbini with Giovanni Fileni and Enrico Loccioni, which is concerned with implementing regenerative farming techniques to preserve cultivated land, maintaining its fertility and protecting it from hydrogeological instability.

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“Chi ben comincia è a metà dell’opera”, recita un famoso detto. Il primo passo, comune a tutte le filiere, è di fondamentale importanza. Lasciamo che sia la natura a guidare l’istinto degli animali. Non forziamo nulla, ci occupiamo soltanto di offrirgli l’ambiente ideale per la riproduzione, mantenendo livelli di temperatura, umidità e igiene sempre costanti.

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